ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Ridare vita al centro?
Un gioco da ragazzi
di Andrea Bentivegna
16/01/2016 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Ridare vita al centro storico? un gioco da ragazzi, anzi da bambini. Non intendo con ciò illudermi che la cosa sia così facile quanto piuttosto immaginare che a far rinascere Viterbo possano essere proprio loro, i più piccoli. Quando Pier Paolo Pasolini denunciò con un articolo l’inquinamento delle città moderne utilizzò come metafora la scomparsa delle lucciole, così nello stesso modo oggi potremmo accorgerci della decadenza del nostro centro notando quanti pochi bambini vivano i suoi spazi.

Eh sì perché, a pensarci bene, una città in cui i ragazzini non possano scorrazzare da soli giocando nei vicoli e nelle piazze non è un luogo così vivibile, nemmeno per gli adulti. Del resto un tempo, non poi così remoto, il centro di Viterbo era invaso di bambini a piedi piuttosto che in bicicletta, che giocavano a pallone o a nascondino e vivendo letteralmente la città.

Oggi non è più così. I più piccoli non escono se non accompagnati dai propri genitori, la città è un luogo di pericoli, c’è il traffico, il degrado, la violenza e così si sta dentro casa, magari con i videogiochi, al sicuro. O almeno così si crede.

Ebbene è da questo assunto che prende spunto il progetto ''Città dei Bambini'' ideato, ormai più di venticinque anni fa da Francesco Tonucci, un ricercatore del Cnr, conosciutissimo all’estero, molto meno qui da noi. Nemo profeta in patria, come al solito.

Il programma, adottato felicemente da molte città, si propone infatti di sperimentare una serie di azioni proprio per rimettere il bambino al centro delle politiche sociali e urbane della città. Come? Con una serie di iniziative per far sì che i più piccoli possano tornare a vivere le città, convinti che se si riuscirà in questo la rinascita sarà una ovvia conseguenza.

Dice Tonucci: ''L’obiettivo deve essere poter incontrare gli amici e giocare con loro negli spazi pubblici della città: dal cortile al marciapiede, dalla piazza al giardino. La necessità di avere sempre il controllo diretto degli adulti infatti impedisce ai bambini di vivere esperienze fondamentali come l'esplorazione, la scoperta, la sorpresa o l'avventura. Sebbene a livello sociale sia sempre più forte la richiesta di difesa pubblica, di maggior presenza di polizia e di videocamere è facile prevedere che questi strumenti si possano rilevare, da soli, inefficaci e assolutamente lesivi dei diritti dei cittadini, specialmente di quelli più deboli che in una situazione di difesa estrema sono condannati alla reclusione in casa. Ecco per noi l'alternativa a tutto ciò è la partecipazione! Come primo contributo per la restituzione di autonomia si chiede ad esempio ai bambini, dai sei agli undici anni, di andare a scuola e di tornare a casa senza essere accompagnati da adulti''.

''Questa attività, fino a venti, trenta anni fa assolutamente normale è considerata oggi impossibile - continua - . Per realizzarla occorre un lavoro lungo e rispettoso delle paure delle famiglie, con il contributo di varie categorie sociali per ricostruire condizioni ambientali e sociali favorevoli. Ad esempio il coinvolgimento dei commercianti, degli artigiani e degli anziani, può favorire la sensibilizzazione dell'ambiente sociale dei quartieri coinvolti. La ricostruzione di un ambiente solidale e cooperativo è uno degli obiettivi della proposta e una delle necessità più acute delle nostre città oggi. Gli anziani potranno aiutare i bambini ad attraversare nei punti di maggior pericolo; i commercianti e gli artigiani potranno offrire i loro esercizi come punti di riferimento per le eventuali necessità dei bambini che si muovono da soli''.

Tutto questo vi sembra utopico? È comprensibile, eppure si propone una realtà nella quale tutti noi siamo cresciuti anche se oggi sembra ormai dimenticata. La pedonalizzazione del centro è il primo passo, condizione necessaria ma non sufficiente. Si devo procedere di pari passo con una riappropriazione degli spazi e devono essere i bambini i primi a farlo perché sono loro a necessitarne di più e perché poi, seguendoli, tutti noi torneremo con loro a vivere il nostro centro.

Del resto l’esperimento è facilissimo. Non servono grandi opere né investimenti, si possono seguire gli esempi di tante altre realtà che in giro per il mondo lo hanno fatto negli anni passati e oggi si godono i risultati. In fin dei conti l’unico rischio di una simile iniziativa è che possa riuscire.

Ps: Nel caso qualcuno, magari a palazzo dei Priori, volesse, tra una crisi e l’altra farsi, un’idea più dettagliata o anche solo conoscere il professor Tonucci ecco il sito del progetto ''Città dei Bambini'': http://www.lacittadeibambini.org/attivita/soli_alleati.htm





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